COMUNICATO STAMPA
Dopo un accurato restauro “Il Campionissimo (Fausto Coppi)” è giunto giovedì 10 settembre a Castellania. La scultura bronzea alta due metri e quaranta, realizzata dall’artista carrarese Almo Volterano (Carrara, 5 ottobre 1891 – Roma, 15 marzo 1963) , in arte Volterrano Volterrani , attivo a Roma nel XX secolo, nell’ottobre 1961 era stata commissionata dal CONI dopo la morte di Fausto Coppi per essere posizionata nel velodromo (realizzato in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960). Nel 2007, in previsione della demolizione dell’impianto olimpico avvenuta il 24 luglio 2008, la scultura è stata spostata nei depositi della Direzione di EUR Spa e già da tempo i conterranei del Campionissimo sognavano di poterla avere in Castellania; grazie poi all’interessamento del Sindaco e del presidente dell’Associazione “Fausto e Serse Coppi” pochi mesi fa il presidente del CONI Giovanni Malagò ha deciso di donarla al Comune. Per questa scultura in bronzo, realizzata a cera persa , e per altre dello stesso periodo, Volterrani abbracciò il gusto neoromano e tentò di tradurlo in immagini stereotipate di pugili, danzatrici, busti, ritratti all’antica e piccole medaglie allegoriche. Influenzato ai suoi esordi dal simbolismo archeologizzante di Duilio Cambellotti, negli anni successivi alla Grande Guerra si volse verso un linguaggio funzionale e magniloquente, non molto distante da quello dei colleghi più attivi dell’epoca. Con la sua plasticità pulita e proporzionata rivisitò i miti antichi e rinascimentali, riportandoli a una dimensione attuale che legittimava il presente. L’opera rimasta esposta all’inquinamento atmosferico, all’azione dilavante delle precipitazioni atmosferiche e agli sbalzi termo igrometrici, quotidianamente e per lungo tempo, presentava stratificazioni cristalline compatte e di spessore variabile, concrezioni a consistenza polverulenta per lo più di colore verde chiaro e corrosioni generate da sostanze inquinanti solubilizzate nell’acqua piovana acida. Per questo motivo la scultura è stata trasportata da Roma al laboratorio di restauro tortonese Gabbantichità, dove l’obiettivo del restauro è stato di raggiungere e conservare il livello di patina originale, derivato dall’interazione del supporto originario con l’ambiente circostante. Nell’interfaccia tra oggetto ed ambiente si verificano processi di corrosione chimica ed elettrochimica che determinano un’alterazione della superficie stessa dell’oggetto. Il risultato di questi processi corrosivi superficiali, protratti per lungo altera la patina originaria data dall’artista .
Al fine di identificare i materiali e la metodologia più congrua per una corretta rimozione delle sostanze da asportare, complicata dalla contemporanea presenza del materiale da rimuovere e della patina da mantenere, costituita anch’essa da un sale metallico,bitume e tempere, si sono effettuati numerosi test in zone differenti della scultura e una consistente campagna di indagini diagnostiche. Approvato il progetto d’ intervento dal funzionario di Soprintendenza Dott.ssa Giorgia Corso, hanno avuto inizio i lavori di restauro: eliminati i depositi più esterni, con l’impiego di pennellesse e microaspiratori, si è intrapresa la pulitura vera e propria.
Si è provveduto ad alleggerire le concrezioni meccanicamente , eseguendo la pulitura a mano, per mezzo di spazzolini , setole metalliche leggermente abrasive di dimensioni variabili e microtrapani muniti di molette abrasive; con questi utensili si sono ottenuti risultati estetici convincenti grazie anche al controllo della superficie dell’opera zona per zona con lenti di ingrandimento e videomicroscopio elettronico computerizzato. Ulteriore trattamento di pulitura si è effettuato con l’ablatore per eliminare le croste più spesse e consistenti, mentre la pulitura con il laser a fibra ottica di ultima generazione è stata limitata solo ad alcune zone non particolarmente estese. Per ultimo si è proceduto ad una prima stesura di Owatrol -passivante per metalli- e successivamente si è proceduto alla stesura di “Soter” a tampone , in due mani successive (un protettivo per bronzo utilizzato per la Statua di S. Pietro sulla colonna Traiana in Roma e sulla Porta bronzea della cappella Zen nella Basilica di S. Marco a Venezia).
La lucidatura della patina così recuperata è stata effettuata con spazzole in polietilene e, grazie a piccole reintegrazioni cromatiche, si è provveduto a ristabilire il colore del bronzo attraverso un’attenta riequilibratura della patina, ridonando al metallo il suo originale valore estetico.
La scultura nella sua nuova collocazione è stata inaugurata alle 10 di domenica 13 settembre, alla presenza dei figli di Fausto, Marina e Faustino, delle autorità e dei restauratori, mentre lunedì 21settembre alle 12 ci sarà un’ulteriore cerimonia inaugurale alla presenza del Presidente del CONI Giovanni Malagò, del Vescovo di Tortona e del funzionario di Soprintendenza d.ssa Giorgia Corso.
Studio d’Arte e Restauro Gabbantichità
Vincenzo Basiglio e Donatella Gabba
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